Solidaria 2021 – Padova

EVOLUZIONE
“Ne usciremo migliori”, è un’espressione che abbiamo utilizzato con una certa disinvoltura in questo periodo pandemico, quasi come se vi fosse un nesso causale necessario tra un virus, ovvero un elemento biologico, ed una legge che potremmo definire di stampo etico.
Ma in virtù di cosa e come l’evoluzione naturale influisce (se influisce) sul nostro comportamento morale?
Abbiamo detto che la pandemia è un “castigo della natura”, ma ha senso personificare ancora la natura come se fosse qualcosa di esterno a noi? La natura siamo noi e la categoria non è la colpa, bensì la responsabilità, ambientale e sociale.
È possibile in un mondo governato da leggi di natura, pensare che gli esseri umani siano veramente liberi nel costruire modelli di organizzazione sociale orientati al bene comune, all’uguaglianza e alla giustizia?
Come Centro Servizio Volontariato abbiamo il compito ed il dovere di guardare al futuro delle nostre comunità, un futuro per quanto possibile inclusivo e sostenibile, che sappia recepire i valori della solidarietà immergendosi nelle sfide, spesso problematiche, che la contemporaneità ci pone di fronte.
Come afferma la Carta dei Valori del Volontariato all’Art 1 (“Volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino…”) il nostro compito è riuscire a coniugare ed a tenere assieme i riferimenti propri della solidarietà e del volontariato con quelli costitutivi del nostro essere cittadini attivi e responsabili impegnati quotidianamente nella costruzione e nell’affermazione dei valori della nostra Costituzione.
Certo il compito non è dei più facili, da un lato perché il percorso non è così lineare, come nessun processo naturale d’altronde, dall’altro perché un mondo sempre più globalizzato sviluppa necessariamente anche “problemi globali” che richiedono “risposte globali” e sistemiche. Il mondo del volontariato, ammesso che esista un mondo che sia possibile definire tale, deve necessariamente, diremmo quasi indipendentemente dal proprio volere, favorire connessioni e legami anche con ciò che “gli è altro” in quanto solo così possiamo provare a vincere una sfida che ci riguarda e ci coinvolge tutti in quanto è la sfida per la nostra stessa sopravvivenza. Sono queste relazioni a farci capire, oggi, che il prossimo è anche chi vive molto lontano da noi sulla Terra, e che il prossimo sono anche le generazioni a venire.
In questo quadro lo studio dell’evoluzione solo apparentemente sembra trattare questioni lontane rispetto a quelle “tipiche” del Terzo settore, offrendoci, al contrario, molti spunti per riflettere sulle possibili soluzioni alle sfide che dobbiamo affrontare permettendoci di cambiare prospettiva e punto di vista.
L’evoluzione ci insegna a guardare i fenomeni con uno sguardo largo, nel tempo e nello spazio. Un percorso fatto di centinaia di migliaia di anni, in cui siamo cambiati, ci siamo evoluti, abbiamo imparato nuove tecniche, ci siamo confrontati con tutti gli ecosistemi presenti nel nostro pianeta; tuttavia l’evoluzione non è un percorso che culmina in noi, è un continuo cambiare e modificarsi, ecco perché pensare in termini evoluzionistici significa, anche, confrontarsi con le nuove sfide trasformative che dobbiamo affrontare oggi: l’accesso al cibo, l’inquinamento dell’aria e delle acque, il cambiamento climatico, la crisi della biodiversità.
Pensare in termini evoluzionistici ci aiuta a comprendere come la diversità individuale e di gruppo sia un’occasione, un’opportunità, una difesa, e non una minaccia. Come diceva Darwin, dove c’è perfezione non succede più niente, dove c’è imperfezione, c’è promessa di cambiamento e storia.
Noi vediamo la natura, i suoi ecosistemi e pensiamo che siano tutti belli e armoniosi non rilevando il caos ed il disequilibrio in essi presenti. Lavorare sull’imperfezione vuol dire smontare certi miti della perfezione che sono tutti scritti nella nostra mente e che cerchiamo di applicare anche agli altri, classificandoli come più o meno vicini ai nostri ideali di perfezione.
Più sei puro, più sei debole, più sei impuro, ed “imperfetto”, più sei forte: prendendo in prestito James Clifford diremmo “frutti puri impazziscono”.